In questa pagina sono raccolte esperienze di utilizzo dell’accesso civico generalizzato (c.d. FOIA), esempi in cui associazioni, giornalisti, cittadini, studiosi hanno realizzato, nel concreto, il mandato per cui la normativa è stata pensata: quello di favorire la conoscenza di questioni di interesse pubblico e incoraggiare la partecipazione attraverso un dibattito informato.
Ultimo aggiornamento 30 gennaio 2021
L’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni (AGCOM) ha deliberato nuove modalità per l’accesso ai dati di monitoraggio relativi alle presenze televisive e radiofoniche di politici e di cariche istituzionali che verranno esposte in formato XML.
Cambia, inoltre , il monitoraggio del pluralismo politico-istituzionale in tv: l’Agcom, oltre a calcolare in modo preciso i tempi dedicati a un determinato soggetto o forza politica in tg e talk show, terrà conto anche dei dati di ascolto, dei target di pubblico e degli argomenti trattati.
Per raggiungere questo risultato, però, è stato necessario attendere le decisioni giudiziarie sulle iniziative promosse dall’Associazione Copernicani, che, a partire dall’aprile 2019, aveva portato avanti una battaglia legale nei confronti dell’Autorità per ottenere i dati di audience in formato non aggregato.
Dopo i primi dinieghi da parte dell’Agcom, che aveva ritenuto la richiesta manifestamente irragionevole e idonea a ledere il principio di buon andamento dell’amministrazione, l’Associazione ha deciso di ricorrere al TAR Lazio. Il Tribunale regionale, con sentenza n 2881 del 3 marzo 2020 , ha stabilito che l’accesso civico generalizzato non può essere negato in quanto i dati richiesti coincidono, in sostanza, con quelli oggetto delle rilevazioni commissionate dall’Autorità a una società specializzata (la Geca), essendone dunque in possesso.
A fine ottobre il Ministero dell’Istruzione ha risposto all’istanza Foia avanzata dalla rivista Wired Italia in cui si chiedeva di aver accesso al numero di studenti e lavoratori della scuola risultati positivi al Sars-Cov-2, fornendo i dati dei contagi registrati dai dirigenti scolastici attraverso le risposte ad un questionario periodicamente somministrato dal Ministero.
Grazie a questi numeri, aggiornati al 31 ottobre, Wired ha potuto costruire una mappa, che potrà essere periodicamente aggiornata e che mostra l’incidenza dei contagi su base provinciale.
La questione è stata sollevata per la prima volta, nel novembre 2019, da un gruppo di associazioni che in Europa si occupano di trasparenza e che avevano richiesto di accedere a tutte le comunicazioni istantanee (sms, WhatsApp, Telegram, iMessage, Facebook Chat, Snapchat, Slack, Facebook e Twitter “messaggi diretti”, Signal Messenger, Wire) inviate dall’allora Presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ad altri capi di stato e di governo attraverso il telefono cellulare.
La richiesta, in particolare, era stata effettuata a seguito della diffusione da parte di alcuni media della notizia dell’esistenza di questi messaggi. L’Associated Press, ad esempio, aveva riportato che Tusk, al fine di agevolare i negoziati con la Grecia, aveva ricevuto e inviato messaggi di testo.
A fronte di questa richiesta il Consiglio europeo ha opposto un diniego, sostenendo di non possedere tali documenti.
Il Mediatore europeo, in proposito, ha osservato che esiste una presunzione legale circa il non possesso da parte del Consiglio dei documenti richiesti e che tale presunzione non è stata confutata dagli argomenti e dalle prove avanzate dai ricorrenti. Pertanto, nella fattispecie non è stato riscontrato un caso di cattiva amministrazione.
Lo stesso organismo, tuttavia, ha osservato anche che il ricorso solleva importanti questioni, inerenti alla necessità di un’adeguata conservazione dei dati quando si tratta di messaggi di testo e di messaggistica istantanea, sempre più utilizzati per la comunicazione professionale, compresa la comunicazione di informazioni sostanziali.
I giudici del Tar Lazio , con sentenza n. 8615 del 22 luglio 2020, hanno accolto il ricorso presentato dalla Fondazione Einaudi che si era vista opporre il diniego della Protezione Civile all’accesso a 5 verbali del Comitato scientifico sulla base di quali sono stati poi prese diverse misure di contenimento e prevenzione durante il lockdown dovuta all’emergenza sanitaria del Covid – 19.
In particolare si tratta dei verbali del:28 febbraio 2020, citato nelle premesse del DPCM del
Per il Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio tali atti endoprocedimentali venivano considerati dati sensibili, che sarebbe stato opportuno rendere pubblici solo ad emergenza finita.
Per il Tar il segreto di Stato su questi documenti non è legittimo poiché non si tratta di «atti amministrativi generali» – come invece sostiene la Presidenza del Consiglio dei Ministri-Dipartimento della Protezione Civile.
In particolare la sentenza motiva:
«L’Amministrazione ha opposto all’ostensione dei richiamati verbali solo motivi «formali» attinenti alla qualificazione degli stessi come «atti amministrativi generali», ma non ha opposto ragioni sostanziali attinenti ad esigenze oggettive di segretezza o comunque di riservatezza degli stessi al fine di tutelare differenti e prevalenti interessi pubblici o privati tali da poter ritenere recessivo l’interesse alla trasparenza rispetto a quello della riservatezza».
[…]
«Deve essere consentito l’accesso ad atti, come i verbali in esame, che indicando i presupposti fattuali per l’adozione dei descritti DPCM, si connotano per un particolare impatto sociale, sui territori e sulla collettività».
Conseguentemente il Tar ha dichiarato “l’obbligo della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento della protezione civile di consentire alla parte ricorrente di prendere visione ed estrarre copia della documentazione richiesta con l’istanza di accesso di cui trattasi nel termine di giorni trenta decorrente dalla comunicazione o, se a questa anteriore, dalla notificazione della presente decisione”.
Il Consiglio di Stato, con la sentenza n. 3012/2020 del 13 maggio 2020, ha stabilito che il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale (MAECI) dovrà rendere pubblici i rapporti di spesa di alcune organizzazioni internazionali, tra cui l’OIM (Organizzazione internazionale per le migrazioni), e in particolare i finanziamenti erogati dal governo italiano nell’ambito del piano di intervento “Comprehensive and multisectorial action plan in response to the migration crisis in Lybia” (accordo 4 agosto 2017 tra MAECI e OIM).
Il ricorso era stato proposto dall’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI), che, nel gennaio 2019, aveva richiesto al MAECI di aver accesso ai resoconti finali dei progetti portati avanti da organizzazioni internazionali e non governative in Libia, Tunisia, Niger ed Egitto con finanziamenti italiani derivanti dal “Fondo Africa”.
Il 7 ottobre 2019 è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale
il decreto del Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, di concerto con il Ministero dell’Interno e il Ministero della Giustizia, contenente la “lista dei Paesi di origine sicuri”: si tratta di un elenco di 13 Paesi nei quali si presume sia garantita la tutela dei diritti umani.
Nel decreto si fa riferimento a due documenti endoprocedimentali, propedeutici alla validazione della lista, che però non sono stati resi pubblici.
Pertanto, l’ASGI (l’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione) ha formulato, nei confronti del Ministero degli Affari Esteri e dalla Cooperazione Internazionale e del Ministero dell’Interno, un’istanza di accesso civico generalizzato al fine di prenderne visione.
A seguito di tale istanza, l’ASGI ha ottenuto e pubblicato:
I decreti attuativi sono quegli atti necessari a rendere concreto quanto prescritto da una legge precedentemente approvata. Possono avere dei termini di scadenza, oltre i quali si rischia che quel determinato provvedimento non venga mai adottato.
La Fondazione Open Polis ha fatto richiesta di accesso civico generalizzato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per ottenere:
Le associazioni Asgi e Cild, attraverso una istanza di accesso civico generalizzato indirizzata al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e al Ministero della Difesa, hanno chiesto di conoscere il contenuto del Trattato Italia Niger sottoscritto dai rispettivi governi il 26 settembre 2017 ma non ratificato dal parlamento italiano e non pubblicato.
Il due Ministeri in sede di prima istanza avevano rigettato la richiesta per motivi di sicurezza e pregiudizio per le relazioni internazionali.
A seguito di tale diniego, ASGI e Cild hanno presentato ricorso al Tar.
Il 16 novembre 2018, il Tar del Lazio ha accolto il ricorso presentato dalle associazioni e ordinato al governo italiano di rendere pubblico l’accordo.
Fondazione Open Polis e ActionAid hanno fatto una richiesta di accesso civico generalizzato a tutte le Prefetture di Italia chiedendo i numeri dei centri di accoglienza attivi sul territorio italiano, al completo dei dati sulle presenze, sui gestori e sui relativi pagamenti.
Nonostante i limiti connessi alla difformità delle risposte, per la prima volta è stato possibile raccogliere informazioni di grande rilevanza pubblica successivamente raccolti nel Rapporto “Centri d’Italia. Bandi, gestori e costi dell’accoglienza di richiedenti asilo e rifugiati”.
L’Associazione Antigone ha formulato nell’agosto 2018 una istanza di accesso civico generalizzato a tutte le ASL nazionali, richiedendo la visione delle ultime tre relazioni semestrali effettuate presso gli istituti penitenziari siti nel territorio di competenza. Ciò allo scopo di accertare lo stato igienico-sanitario delle strutture, l’adeguatezza delle misure di profilassi contro le malattie infettive e, più in generale, le condizioni igieniche e sanitarie dei ristretti negli istituti di pena.
Non tutte le amministrazioni hanno risposto, ma con i dati ottenuti l’Associazione Antigone ha potuto elaborare il quindicesimo rapporto sulle condizioni di detenzione nelle carceri.
Il settimanale Wired in collaborazione con l’associazione Diritto di sapere ha presentato una richiesta di accesso civico generalizzato a tutte le Asl italiane, chiedendo l’ostensione di alcuni dati relativi alle coperture vaccinali a 24 mesi (es. il vaccino esavalente, quello contro morbillo, parotite e rosolia e quelli che prevengono il contagio da meningococco C e pneumococco) rispetto agli anni 2013-2016.
Tramite questi dati è stata costruita una mappa on-line che monitora e dà evidenza delle coperture vaccinali di tutti i comuni italiani. Dopo l’inchiesta, la mappa continua ad essere aggiornata di anno in anno.
Il giornale il Fatto quotidiano ha presentato istanza di accesso civico generalizzato al Dipartimento per i servizi strumentali della Presidenza del Consiglio dei Ministri, al fine di ottenere copia del registro dei doni di Stato della Presidente del Consiglio per gli anni 2015 e 2016.
Il registro viene consegnato con la specifica di contenere indicazione degli oggetti che il presidente del Consiglio dei ministri, i ministri, gli altri membri del governo e i loro congiunti ricevono, in ragione dell’ufficio che ricoprono pro-tempore, in occasione di visite ufficiali o di incontri, da parte di autorità o di delegazioni italiane o straniere e che, secondo gli usi di cerimoniale, abbiano carattere protocollare d’uso e di cortesia.
L’AGI (Agenzia Giornalistica Italiana) ha utilizzato l’accesso civico generalizzato per chiedere al Comune di Roma l’ostensione dei dati inerenti: al consumo idrico nel territorio di Roma Capitale, al monitoraggio sul fabbisogno, alle dispersioni nella distribuzione e alle proiezioni sul costo dell’emergenza idrica in corso nell’estate del 2017. Il Comune ha inoltrato la richiesta alla società Acea (a cui l’accesso generalizzato non si applica in quanto azienda quotata in borsa).
La società, anche se non obbligata, ha deciso ugualmente di rispondere, dando così l’opportunità di conoscere dati di rilievo pubblico.
L’AGI (Agenzia Giornalistica Italiana) ha fatto richiesta di accesso civico generalizzato al Ministero dell’Istruzione e della Ricerca per ottenere dati utili a comprendere lo stato del processo di digitalizzazione della scuola, e in particolare per sapere quante scuole sono connesse in rete, come sono connesse, quali strutture offrono.
I dati consegnati dal Miur allo scadere dei 30 giorni previsti dalla legge erano, a parere di Agi spesso incongrui e non confrontabili, per cui si è resa necessaria una richiesta supplementare a cui il Miur ha di nuovo risposto fornendo questa volta delle basi dati certificate e chiare.
Il giornale il Sole 24 ORE ha fatto istanza di accesso civico generalizzato a 162 Asl italiane (oltre il 70% del totale) al fine di conoscere quanti ginecologi avessero nel loro staff medico, quanti fossero gli obiettori di coscienza all’applicazione della legge n. 194/1978, nonché i nomi dei medici obiettori.
In questo caso il tasso di risposta delle Asl è stato piuttosto basso (solo il 17% ha risposto nei 30 giorni previsti per legge) e nella quasi totalità dei casi è stato negato l’accesso al nome dei medici obiettori in base alla privacy.
Il magazine on line Vita.it ha promosso un’azione collettiva di richiesta di dati sul gioco d’azzardo in Italia, lanciando un appello alla società civile perché chiedesse tramite lo strumento del FOIA, il rendiconto dei dati sulla raccolta monetaria per tipologia di gioco. Un’amministrazione su otto ha effettuato la richiesta, per un totale di oltre 1200 amministratori locali.
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